L’800

Nell’Ottocento soprattutto durante il Decennio francese (1806-1815), si pongono le basi per le trasformazioni più importanti che segneranno le vicende cittadine: Sala, pur conservando le sue caratteristiche originarie di centro agricolo, andrà assumendo gradualmente importanza come sede amministrativa, con propensione per quelle attività economiche e commerciali che, a tutt’oggi, la caratterizzano nel Vallo di Diano. Si tratta di un cambiamento profondo, con alcuni riflessi certamente positivi sul piano civile e socio-economico, che è protratto ancora per tutto questo secolo (Figura 35).

Figura 35 – Il Vallo di Diano agli inizi dell’800.
Dall’Atlante del Rizzi Zannoni

Durante la repubblica partenopea del 1799 gravi fatti di sangue avevano turbato ancora una volta la vita del paese, per effetto della rivolta sanfedista guidata da Michele De Donato. Nel Decennio francese, con la legge dell’8 agosto 1806, Sala fu scelta come capoluogo di uno dei quattro distretti circondariali della provincia di Salerno.

Al tempo della Carboneria a sala facevano capo ben tre “vendite”: Consilina cosmopolita, Scuola della virtù e Sferza dei vizi. Ciò non impedì al re Ferdinando II di Borbone, in viaggio verso le Calabrie, di fermarsi a Sala, nel 1832, nel palazzo di Gaetano De Vita. Ma quando lo stesso re, nel 1848, dopo aver concesso la Costituzione la ritirò, i salesi dichiararono decaduta la dinastia dei Borbone e proclamarono la città sede del governo provvisorio. La rivolta fu tuttavia repressa dalla gendarmeria borbonica, che mise il paese in stato di assedio. Il 30 agosto 1860, infine i capi liberali stabilirono a Sala il governo provvisorio, e il 5 settembre vi giunse Giuseppe Garibaldi, in onore del quale vennero eretti due archi di trionfo.

Nell’Ottocento la popolazione continuò a crescere arrivando a 8.181 abitanti nel 1871. Ma, dopo i molti contributi dati alla causa del Risorgimento che proprio a Sala, perché sede di distretto, ebbero le più solenni manifestazioni sino all’arrivo di Garibaldi nel ’60, a nulla valsero i generosi tentativi del delegato Alfieri d’Evandro per la “ricostruzione morale e civile di questa vasta zona del Salernitano[1]. Il Comune di Sala fu, infatti, uno dei primi a registrare le difficoltà economico-sociali del tempo, malgrado l’Unificazione del Paese, e a dare inizio a quel pesante fenomeno di esodo che ancora sussiste. Nel 1881 la popolazione si era, difatti, già ridotta a 6.018 unità, di poco superiore a quella del 1797 (Figura 36).

Prese forma tra il Settecento e l’Ottocento il complesso edilizio appartenuto alla famiglia borghese De Petrinis, legata profondamente alle vicende cittadine del Risorgimento e dell’Unità nazionale, dal cui ceppo emerse la figura di Domenico De Petrinis (1849-1884), Sindaco benemerito di Sala e Deputato al Parlamento.

La costruzione è preceduta da uno spiazzo non molto ampio, chiuso a destra da un’altra imponente costruzione ed a sinistra da un giardino, in cui si trova un ottocentesco pozzo in pietra di Padula. Di là l’ingresso, nella volta dell’atrio, appare ben conservato lo stemma della famiglia in cui un’aquila bicipite campeggia tra un elmo chiomato in alto e tre cime di monti in basso a sinistra, oltre ad altri segni simbolici ed allegorici. Una lapide sulla facciata principale ricorda la breve sosta di Giuseppe Garibaldi (Figura 37).

Figura 36-37 – Palazzo De Petrinis

L’800 è però caratterizzato dalla realizzazione dell’odierna Piazza Umberto I come “foro” della città. In realtà sin dai tempi più remoti si erano dislocati gli edifici adibiti a rappresentare lo stato e la Pubblica Amministrazione: nel 1600 vi avevano sede le case dell’illustrissima università de La Sala ovvero case di corte, cioè edifici con locali dove si sistemavano magistrati e altre autorità, come governatori regi, che, di volta in volta, si trovavano ad essere designati nella terra di Sala a rappresentare in loco il potere centrale; nel 1700 si chiamò Piazza di Monte Oliveto, perché in prossimità della zona detta appunto Monte Oliveto, coltivata ad ulivi, così come appare anche evidente dall’incisione del Gatta del 1728.

Nell’800 continuò a chiamarsi con tale dizione; un atto del Decurionato del luglio 1850 deliberava “la costruzione di un muraglione sotto la Chiesa di San Biase, che sovrasta la pubblica piazza di Monte Oliveto”. Quindici anni più tardi, cioè nel maggio 1865, sopraggiunta l’unità nazionale, il Consiglio Civico, prevedendo una nuova sede comunale, ne approvava un progetto tecnico per lire 425. Redattore del progetto che contemplava la costruzione del Municipio e la ristrutturazione della Cappella di san Biagio, da adibire a casa abitabile, era l’architetto Paolo Scolpini (Figura 38).

Figura 38 – Cappella di S. Biase agli inizi del ‘900

L’edificio, però, si dimostrò insufficiente ai nuovi bisogni della cittadina tanto che il 30 luglio 1878 il sindaco Domenico De Petrinis propose in consiglio comunale di ampliarlo “in modo che abbia tutti i vani da adibirsi ai diversi uffici con una capace sala per le adunanze consiliari. L’attuale fabbricato è suscettibile di corrispondere all’oggetto con poco ampliamento e con l’elevare di poco l’attuale piano della piazza; ossia, al piano inferiore, con poco rialzamento, si caccerebbero quattro magazzini, i quali costituirebbero una rendita che, capitalizzata, sarebbe il doppio della spesa che occorrerà per modificare l’attuale fabbricato” (Figura 39).

Figura 39 – Il Municipio agli inizi del ‘900

Il 12 gennaio 1880, per completarne l’aspetto architettonico ed abbellirlo artisticamente, fu deliberato di dotarlo di un orologio alla francese, costruito da una ditta di Napoli per la somma di lire 1.700: furono poi aggiunte due nuove campane, fuse dalla ditta Accetta e Tarantino di Padula. In seguito fu deciso di decorare l’edificio dandone l’incarico alla ditta Fratelli Casella di Salerno.

Si chiamò Piazza Plebiscito ed il 2 settembre 1894 si scoprì una lapide per onorare Giordano Bruno, il martire fatto ardere vivo per non aver voluto rinnegare il suo pensiero.

Si crearono lungo tutto il Corso Vittorio Emanuele e per via Cesare Battisti una larga presenza di costruzioni ottocentesche di un certo interesse edilizio (Figura 40).

Figura 40 – Piazza Umberto I agli inizi del ‘900

Con la costituzione di piazza Umberto I inizia il processo di estensione della città di Sala in maniera trasversale, avvicinandosi sempre di più verso la valle, e abbandonando il processo di espansione longitudinale lungo le curve di livello della Maddalena.


[Nota 1] L. Cassese, op. cit., p. 398

Torna in alto