Si svolgerà lunedì 27 agosto 2007, alle ore 10,30, a Sala Consilina presso l’aula consiliare del Palazzo di Città, la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2007 de “Le Giornate Garibaldine” fissate per l’uno e il due settembre prossimi.
Si tratta di un’edizione ricca di appuntamenti e di notevole valenza storico-culturale, in quanto celebrativa del Bicentenario (1807-2007) della nascita di Giuseppe Garibaldi.
La kermesse sarà, fra l’altro, caratterizzata da mostre, convegni, dal corteo storico in abiti d’epoca e dalla spettacolarizzazione con scene filmiche del passaggio e della sosta del generale Garibaldi a Sala Consilina.
All’incontro stampa interverranno, fra gli altri, il Sindaco e l’Assessore allo Spettacolo di Sala Consilina, Gaetano Ferrari e Francesco Cavallone, il Presidente della Commissione Provinciale Cultura e Spettacolo, Luigi Giordano, il Presidente della Pro Loco, Angelo Orlando, ed il Presidente della Società Operaia “Torquato Tasso”, Michele Calandriello.
Concluderà l’incontro il regista Gaetano Stella che presenterà l’evento storico-rievocativo, in programma il 2 settembre prossimo in piazza Umberto I, dal titolo: “5 settembre 1860- Garibaldi a Sala Consilina”.
PROGRAMMA DELLA XII EDIZIONE DELLE GIORNATE GARIBALDINE – 1-2 SETTEMBRE 2007
1 SETTEMBRE 2007
Annullo Filatelico ore 15,00-21,00
ORE 18,30
Sala di rappresentanza Società Operaia Torquato Tasso – Conferenza su Giuseppe Garibaldi
Intervengono:
Vittorio Gnocchini (Archivio Storico G.O.I. -Roma)
Antonio Cestaro (docente Università degli Studi di Salerno)
ORE 21,00
Piazza Umberto I spettacolo folcloristico
ORE 22,00
Piazza Umberto I Gastronomia tipica (Ass.ne Cosilinum)
2 SETTEMBRE 2007
Annullo Filatelico ore 10,00-13,00
ORE 17,30
Corteo storico
ORE 19,30
Salita Garibaldi Cerimonia di scoprimento Targa Ricordo con la presenza di S.E. Prefetto di Salerno Claudio Meoli
ORE 20,30
Piazza Umberto I Rievocazione storica “Garibaldi incontra la città di Sala – 5 settembre 1860” – Regia: Gaetano Stella; dir. artistica: Elena Parmense; musiche: Guido Cataldo
ORE 22,30
Piazza Umberto I Gastronomia tipica (Ass.ne Cosilinum)
COMUNICATO PRO LOCO – (1807 – 2007) Bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi
Il mondo ideale che domina sull’epoca risorgimentale è ben espresso negli atti e nei pensieri di Giuseppe Garibaldi, ispirati dal socialismo umanitario e dagli scritti mazziniani e liberali, quali espressioni di vita del vasto mondo etico e sociale che diedero vita progressivamente alla nascente Italia e all’Europa stessa.
Al fine di delineare i valori che scaturirono da questa importante eredità risorgimentale, anche all’Amministrazione civica di Sala Consilina è nata l’idea, in collaborazione con la Società Operaia di Mutuo Soccorso “Torquato Tasso” e con la Pro Loco di Sala Consilina, di elaborare un progetto per commemorare il personaggio in occasione del bicentenario dalla sua nascita (1807-2007) e valorizzare il pensiero storico-politico risorgimentale che ispirò i mutamenti della società italiana della seconda metà dell’Ottocento.
La manifestazione trae fondamento, oltre che dalla straordinarietà dell’evento, anche da una ricorrenza annuale che a Sala Consilina viene da oltre un decennio riproposta alla comunità salese e del Vallo di Diano nella prima settimana del mese di settembre, Le Giornate Garibaldine.
La manifestazione ha come momento centrale la rievocazione storica del passaggio del Generale Garibaldi per Sala, quando, il 5 settembre del 1860, risalendo dalla Calabria, ospite della famiglia De Petrinis, sostava in paese. Come ogni anno, le Giornate Garibaldine si arricchiscono di avvenimenti culturali di grande interesse (presentazione di libri sul tema risorgimentale; ricostruzione dell’avvenimento storico secondo interpretazioni e rappresentazioni teatrali curate da attori professionisti; partecipazione di massa di persone in costumi d’epoca; sfilate di cavalieri e figuranti; concerti di musica d’epoca; degustazioni gastronomiche; mostre risorgimentali).
Le Giornate Garibaldine, giunte questo anno alla dodicesima edizione, sono organizzate dalla Pro Loco cittadina con il sostegno dell’Amministrazione civica. Da alcuni anni la notorietà della manifestazione ha travalicato l’ambito locale, collocandosi tra i percorsi storico-culturali provinciali. Infatti, nei giorni che precedono la manifestazione, il gruppo di attori e di “garibaldini” ripercorrono l’itinerario della risalita del Generale, da Vibonati ad Auletta, con soste, sfilate e rappresentazioni storiche in ogni luogo interessato. In genere, presso il Palazzo De Petrinis viene allestita una mostra documentale garibaldina. Per questo anno l’allestimento verrà fatto presso la sede della Società Operaia T.Tasso, che annovera fra i suoi Presidenti onorari Giuseppe Garibaldi. La manifestazione si chiude in Piazza Umberto I, con l’arrivo del corteo storico: figuranti in divisa borbonica, garibaldini in camicia rossa, cavalieri in armi ed un folto gruppo di militari sfilano per le strade cittadine, accompagnando il Generale. In serata, una rappresentazione teatrale sul tema vedrà la piazza gremita di gente proveniente da molti paesi del Vallo e delle province di Salerno e di Potenza.
L’intento degli organizzatori è quello di ritrovare la via tracciata, con tanto entusiasmo e sacrificio dai nostri Avi, che hanno grandemente contribuito alla formazione della coscienza dei popoli in generale ed al compimento del processo unitario italiano.
Data, quindi, la rilevanza della rievocazione delle opere di Garibaldi, l’azione dell’Amministrazione civica e delle Associazioni culturali coinvolte tenderà verso la creazione di connessioni tra le pubbliche istituzioni e l’associazionismo privato locale coinvolte nelle attività commemorative, per favorire la creazione di rapporti di collaborazione tra amministrazioni locali, mondo accademico e sistemi culturali, attraverso la diffusione di attività di ricerca, di studio e di formazione.
Le attività previste per il corrente anno 2007 vogliono dare, a livello locale, zun piccolo ma significativo contributo per la salvaguardia del patrimonio della storia e della cultura risorgimentale, che ebbe la sua massima espressione nell’impegno di Garibaldi e dei suoi uomini, nei suoi risultati e nelle proiezioni future per la nostra nazione e per i popoli di tutti i continenti che condividono e beneficiano oggi della democrazia, della libertà e dei diritti umani.
COMUNICATO SINDACO – Gaetano Ferrari
L’Amministrazione comunale di Sala Consilina rende omaggio a Giuseppe GARIBALDI in occasione del Bicentenario della sua nascita.
Il 4 luglio 2007 è stato il bicentenario della nascita di Giuseppe GARIBALDI, definito l’Eroe dei due Mondi, per aver combattuto, sia in Italia che nell’America Latina, contro l’oppressione e per l’indipendenza dei popoli.
Ovunque si sta ricordando l’avvenimento con manifestazioni culturali e rievocazioni storiche, anche se gli italiani mai lo dimenticheranno, come è dimostrato dal fatto che, da tempo, in diverse località italiane, gli sono stati dedicati monumenti, lapidi e strade, perché considerato un Padre della Patria.
Non bisogna dimenticare che anche Sala Consilina, su iniziativa della Società Operaia “Torquato Tasso, gli dedicò nel 1907 una lapide, in occasione della ricorrenza del primo centenario della sua nascita avvenuta a Nizza nel 1807, la quale venne collocata in un angolo del fabbricato dell’attuale farmacia di proprietà della famiglia Piegari, che affaccia sulla strada poi denominata “Salita Garibaldi”.
Oggi noi ci apprestiamo a ricordare di nuovo il suo passaggio per Sala Consilina, in quel lontano 1860, che portò alla creazione della Nazione Italia.
Ed oggi è ancora più importante riunirsi nel ricordo e nell’esempio di questo uomo, per i valori che ha rappresentato e che sono messi in forte discussione dalla dialettica politica di questi giorni.
Da un lato vi è una spinta verso il federalismo regionale, da molti inteso come secessione, che vedrebbe le Regioni più ricche abbandonare il Mezzogiorno, considerato dai più come una zavorra e non come una opportunità.
Garibaldi e i suoi uomini, molti del Nord, hanno rischiato la propria vita, per unire questa nazione. Come hanno fatto tanti servitori dello Stato per salvaguardarne l’integrità. Alcuni errori devono essere sicuramente corretti attraverso un nuovo accordo, che veda tutte le componenti sociali consapevoli di avere come linee guida la Costituzione e non il cieco egoismo, espressione della parte più brutta che alberga di ognuno di noi.
Nessuno è contento di pagare le tasse, che sono però necessarie per attuare il processo di solidarietà sociale che consente a tutti di poter beneficiare dei servizi pubblici, dalla scuola alla sanità; un’accettazione condivisa dell’imposizione fiscale, che sicuramente dovrebbe essere ridotta, condurrebbe verso il giusto, come auspicato dalla Costituzione! Inoltre, il recente dibattito avviato sulle pensioni rischia di trasformarsi in una lotta fra generazioni, capace di minare i principi solidaristici su cui si fonda l’idea di Patria e di Unità.
Garibaldi ebbe sempre a cuore i suoi uomini ed i relativi rapporti solidaristici, ponendo così le basi per la nascita di un moderno sistema di tutela sociale.
Gli stessi principi sui quali si fondavano le tante società operaie di mutuo soccorso, formatesi in quegli anni di trasformazione del nostro Paese, tra le quali la “Torquato Tasso” di Sala Consilina, che in occasione del passaggio del Generale Garibaldi per Sala, avvenuto il 5 settembre 1860, ebbe il vanto di offrirgli la Presidenza onoraria e di dedicargli una lapide in occasione del primo anniversario della sua nascita.
In un contesto sociale che si evolve rapidamente, una società moderna non può barricarsi dietro a privilegi, ma deve essere in grado di trasformare rapidamente le regole, tenendo soprattutto in considerazione il valore della solidarietà, salvaguardando i più deboli. In un caso e nell’altro l’immagine di Garibaldi può aiutare ed essere usata ad esempio per porre fine al cambio di percorso e riportare tutti sulla retta via, dove i veri pericoli non sono le guerre ma le divisioni e la lenta disgregazione del tessuto civile.
Sono consapevole del fatto che più si va avanti e più ci allontaniamo dai valori che con questa manifestazione vogliamo lanciare soprattutto ai più giovani, testimoni attuali di modelli opposti a quelli che Garibaldi e la sua figura di eroe hanno rappresentato per il passato, con la speranza che si perpetuino nel tempo.
Un grazie, quindi, a tutti coloro che hanno voluto contribuire alla buona riuscita dell’evento garibaldino salese, in particolar modo al Comitato Nazionale per le celebrazioni della nascita di Garibaldi, che ha concesso il patrocinio, al Prefetto di Salerno, dr. Claudio Meoli, che ha condiviso con gli organizzatori la necessità di ricordare il personaggio nel Comune di Sala Consilina, collocando la manifestazione nell’elenco delle celebrazioni ufficiali provinciali, e alla Provincia di Salerno, per il sostegno economico che ha voluto assicurare alla circostanza.
Un particolare ringraziamento va, infine, alla Pro Loco di Sala Consilina e alla Società Operaia “Torquato Tasso”, che, con queste celebrazioni, da tanti anni, mantengono viva l’immagine dell’Eroe dei Due Mondi, quale esempio per tutti dei valori che hanno fatto grande la nostra Italia e che, se non verranno accantonati, permetteranno al nostro Paese di progredire ancora nell’Unità e nella Solidarietà.
UN EROE SENZA TEMPO E SENZA CONFINI – Giuseppe D’Amico
Luigi Del Bagno aveva tre anni e mezzo quando, nel pomeriggio del 5 settembre 1860, Giuseppe Garibaldi passò per Polla da dove proseguì la sua marcia trionfale che due giorni dopo gli consentì di entrare in Napoli accolto da una folla osannante.
Anche a Polla il generale ebbe un’accoglienza calorosissima: nei pressi della storica Taverna del Passo, situata nella via che oggi porta il suo nome, Garibaldi fu salutato da tantissima gente. Lì il piccolo Luigi, figlio di un possidente del posto, fu fatto salire sulla carrozza del generale e con lui percorse un breve tratto di strada. Da allora per i suoi concittadini Luigi Del Bagno divenne Luigi di Garibaldi e questo soprannome, ancora oggi, è patrimonio di tutti i suoi discendenti. Naturalmente, l’episodio di Polla non è entrato nei libri di storia ma è una testimonianza importante che conferma come il mito di “un eroe senza tempo e senza confini” fosse già presente nel Vallo di Diano. Una ulteriore conferma viene dal fatto che un giovane legale di Polla, Francesco Galloppo, formò il Battaglione del Tanagro (85 pollesi più altri uomini reclutati nei paesi vicini per una forza complessiva di 250 volontari) che si distinse nella battaglia del 29 ottobre sotto le mura di Capua.
Nella storia, invece, sono entrati altri personaggi del Vallo di Diano che combatterono al fianco di Garibaldi e che con lui prima e dopo la spedizione dei Mille avevano rapporti di amicizia. È il caso dell’ufficiale Francesco Carrano, imparentato con Giovanni Matina e, come lui, originario di Diano, autore di una Storia d’Italia in quattro volumi (uscita postuma nel 1910). Nel 1860 Francesco Carrano, che in passato aveva combattuto anche a Venezia con Daniele Manin, pubblicò a Torino il libro dal titolo I cacciatori delle Alpi comandati dal generale Garibaldi nella guerra del 1859. Alle pagine 9-86 il libro contiene le Memorie di Garibaldi che il generale aveva affidato a quattro persone di nazionalità diversa: a Teodore Dwight (editore e scrittore americano); ad Esperanza von Schwartz (scrittrice tedesca e amante del generale); ad Alexandre Dumas (romanziere francese) e, appunto, a Francesco Carrano, che aveva avuto rapporti di amicizia anche con Carlo Pisacane, la cui spedizione di Sapri nel 1857, al di là del tragico epilogo, ebbe il merito di mantenere accesa la fiaccola del patriottismo. C’è poi un altro episodio che aveva contribuito non poco a scaldare gli animi dei rivoltosi: nel 1859, in occasione del matrimonio di Francesco II con la principessa Maria Sofia di Baviera, il re Ferdinando II concesse l’esilio a 91 detenuti politici tra i quali vi erano ben dieci salernitani e, tra questi, Michele Aletta di Monte San Giacomo, Vincenzo Dono di Teggiano, Giuseppe Maria Pessolani di Atena Lucana. E proprio il Pessolani fu uno dei tre cittadini del Vallo di Diano che seguirono Garibaldi il Sicilia: gli altri due erano i padulesi Antonio Santelmo ed il sacerdote Vincenzo Padula che, purtroppo, cadde nella battaglia di Milazzo.
Un discorso a parte va fatto per il medico dianese Giovanni Matina e per il giovane avvocato di origini santarsenesi, Giovanni Florenzano. Il primo aveva aderito al Comitato d’Azione e fu il principale promotore dell’insurrezione nella provincia di Salerno divenendone ben presto anche il capo morale. Il 23 agosto 1860 fu nominato “Alto Commissario politico e civile nei distretti di Salerno, Sala e Campagna”. A Giovanni Matina furono dati poteri enormi; infatti, il documento di nomina parla di “imperio assoluto, in talune emergenze, anche sul potere militare; ed avrà il potere di nominare altri impiegati civili. Egli corrisponderà direttamente col Comitato Unitario di Napoli”. Pochi giorni dopo fu nominato Prodittatore di Garibaldi per l’intera provincia di Principato Citeriore.
A Giovanni Florenzano, il quale aveva incontrato Garibaldi prima ad Atena Lucana e poi a Napoli, si deve invece la cantata Dall’Etna al Vesuvio, che fu messa in scena nel Real Teatro di “San Carlo” di Napoli la sera del 6 settembre del 1861, eseguita dalla Sezione di Musica dell’Associazione Nazionale Italiana di mutuo soccorso degli Scienziati Letterati ed Artisti, per celebrare il primo anniversario dell’ingresso di Garibaldi nella capitale dell’ormai ex regno borbonico.
Altra località importante per Garibaldi fu senza dubbio Auletta, dove fu ospite del dottor Gennaro Mari: fu lì che il generale scrisse al Comitato dell’Ordine ed a quello d’Azione il seguente messaggio: “Per il bene della causa dell’unità italiana, vi prego di riunirvi a comporre il Comitato unitario nazionale. Attendo ogni aiuto dal vostro illuminato e ardente patriottismo”.
Dopo l’unità d’Italia, tra i primi a rendere omaggio a Garibaldi troviamo gli iscritti alla Società Operaia di mutuo soccorso “Torquato Tasso” di Sala Consilina (ancora oggi in attività): nel 1867 lo nominarono presidente onorario: Garibaldi accetto con entusiasmo la nomina e ringraziò con un telegramma che ancora oggi è custodito nella sede dello storico sodalizio.
Ma cosa resta oggi di Garibaldi nella memoria del popolo? Se quasi tutti i paesi gli hanno dedicato una via o una piazza è perché la sua figura di eroe dai generosi ideali e dalla forte passione patriottica è ben impressa nell’immaginario collettivo.
Da parte sua, Giovanni Russo, inviato speciale del Corriere della Sera e saggista di razza (peraltro originario di Padula) che alcuni anni fa ha ripercorso l’itinerario dei Mille, non ha dubbi: bisogna riconoscergli “il merito di avere unito negli stessi generosi ideali, nella stessa passione patriottica gli studenti universitari genovesi, i volontari bergamaschi e quelli veneti, i picciotti siciliani, i notabili calabresi e i giovani napoletani: un sentimento che dimostra come l’unità italiana non fu il frutto solo di abili manovre diplomatiche o di furbesche strategie ma nacque dalla volontà di tutti gli italiani del Nord e del Sud”.
E se quando era in vita le mamme gli avvicinavano i bambini, dopo la morte la sua immagine, specialmente nella case del Sud, spesso era collocata a fianco della Madonna o del Santo Protettore. E con il passar degli anni il suo mito è aumentato ulteriormente: non a caso nella prima metà del XX secolo divenne una icona anche per il Fascismo, che tentò di arruolarlo nelle file del Nazionalismo, e per la Sinistra, che lo scelse come simbolo del Fronte Popolare nelle prime elezioni del dopoguerra.
Ma perché Garibaldi continua a far discutere? Probabilmente, l’alone della leggenda e l’immagine romantica che ci è stata tramandata non sempre gli ha giovato. Certo, non sono mancati episodi discutibili ma è pur vero che il Generale ebbe un ruolo decisivo nel processo epico-storico-politico che portò all’unità dell’Italia. Egli è un eroe senza tempo e senza confini, che ha costruito il suo mito lottando per la libertà di tutti i popoli oppressi e calamitando intorno a sé volontari di ogni ceto sociale e di varie nazionalità in virtù di un carisma eccezionale. Un uomo che certamente ha trascorso gran parte della sua vita sui campi di battaglia, ma che combatteva soprattutto per realizzare un sogno coltivato da sempre: una pace giusta e duratura ovunque gli uomini volessero scrollarsi di dosso secoli di ingiustizia e sudditanza. E questo non poteva non farne un eroe.
Per quanto ci riguarda, non va dimenticato che proprio durante il Risorgimento si rafforzò il concetto di Patria, un concetto che nel corso del suo settennato il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha riproposto con forza. L’augurio è che tutti gli Italiani lo facciano proprio perché oggi l’Italia ne ha davvero bisogno: è più che mai necessario riannodare i fili spezzati della memoria e riscoprire virtù e tensioni morali, senza cadere nella retorica e senza coltivare dannosi e nostalgici rimpianti.
UN EROE SENZA TEMPO – PasqualeRusso
La storica accoglienza di Giuseppe Garibaldi a Sala e nel Vallo di Diano
“Giorno sollenne (!) / V settembre MDCCCLX / Garibaldi da qui entrando a Sala Consilina / fugava le orde borboniche accampate / in Auletta e Salerno / colla potenza irresistibile del nome / O Eroe / passeranno i secoli sulla terra fatale / de le grandi glorie de le grandi sventure / la fama tua dura lontana / quanto / la santa memoria dei nostri martiri / la fede dei nostri Regi / la grandezza l’Unità della Patria.
È l’epigrafe incisa sulla lapide che la Società Operaia “Torquato Tasso” volle apporre nel giugno del 1882 sulla facciata di una casa situata proprio nella via attraversata dal Dittatore Garibaldi, per ricordare che con la sua azione rapida e di sorpresa in breve lasso di tempo aveva determinato la fine di un Regno, promuovendo l’Unità d’Italia, che presto sarebbe stata realtà.
Il cinque settembre 1860 a Sala fu tripudio tra il popolo e quanti avevano preparato quel momento di storica accoglienza.
Lo storico Ruggero Moscato in una conferenza del 1961 disse: “Nella piccola storia di Sala è per me in nuce l’intera storia del Mezzogiorno e solo calando la storia del risorgimento in quella di una piccola zona l’Italia la si può veramente intendere ed amare”.
Quando già il Regno mostrava tutta la sua debolezza a causa della morte di Ferdinando II e della politica incerta e titubante del suo successore, fu intensificata l’attività cospirativa, rigenerata da uno slancio ideale e dal desiderio di vendicare gli eccidi di Sapri e Sanza ancora vivi nel ricordo delle popolazioni del Cilento e del Vallo di Diano. Fu in tale contesto che trovò terreno fertile l’azione e l’opera di Giovanni Matina, di Diano, mazziniano e garibaldino, “anima e motore della rivoluzione nel salernitano nel 1860”.
Allorché nel capoluogo si venne a conoscenza dello sbarco dei Mille in Sicilia e si seppe delle vittorie seguenti, l’entusiasmo si estese alle popolazioni di tutta la provincia e l’animo dei rivoluzionari s’infiammò di nuovo. Giovanni Matina organizza nei Distretti di Salerno, Sala e Campagna le masse d’insorgenti, agevolando così l’Impresa dei Mille.
“A Diano, dove si era stabilito un comitato insurrezionale, convennero vari capitani delle Guardie Nazionali ed altri patrioti del territorio circostante, perché di lì il giorno successivo sarebbe dovuto partire il movimento insurrezionale per proclamare a Sala il Governo provvisorio”. “Dietro ordine del colonnello Fabrizi, si riunirono nel capoluogo del distretto tutte le forze insurrezionali provenienti da Diano comandate da Galloppo di Polla, Caruso di Auletta, Costa di Sant’Arsenio, De Benedictis di San Giacomo, Pessolani di Atena, Santelmo di Padula, mentre i capitani della Guardia Nazionale Giuseppe De Petrinis di Sala e Antonio Carrano di Diano erano ad accoglierle sulla via consolare”, l’attuale via provinciale.
Giovanni Matina e il colonnello Luigi Fabrizi si posero in colonna recandosi presso la sede della Sottintendenza, dove tremila insorti insieme con il popolo di Sala elevavano il grido di “Viva l’Unità d’Italia, Viva Vittorio Emanuele, Viva il Dittatore Garibaldi”. Si chiese al sottintendente di cedere al popolo il potere”; il funzionario borbonico fu invitato a dichiarare la piena decadenza della Dinastia e proclamare l’Unità d’Italia col Re Vittorio Emanuele e il Generale Garibaldi, e gli fu data la facoltà di mettersi alla testa del movimento nella qualità di Prodittatore o di rassegnare i poteri. Egli di fronte alla situazione preferì rassegnare i poteri nelle mani del Matina, che assunse allora la Prodittatura in nome di Giuseppe Garibaldi.
Si concludeva a Sala con una rivoluzione incruenta una fase storica: “venivano affranti gli stemmi del Borbone, fatto sventolare il nuovo vessillo nazionale con lo stemma sabaudo”, mentre al sottintendente fu dato un lasciapassare che gli permetteva di raggiungere Salerno. ” Si installò il Governo provvisorio con Matina, Prodittatore, Alfieri D’Evandro, Segretario, e Luigi Fabrizi, Comandante in capo di tutte le forze insurrezionali nel salernitano”. Dal balcone della Prodittatura il Matina lesse immediatamente il decreto che dichiarava decaduta la dinastia borbonica, informando dell’insurrezione con il seguente telegramma il Generale Garibaldi che avanzava nelle Calabrie:
“Sala 30 agosto 1860 ore 7 p.m.
A Castrovillari per Tiriolo.
Il Prodittatore della Provincia di Salerno al Dittatore Garibaldi
“Questa mane alle 11 a.m. in Sala alla testa di 3000 insorti si è qui proclamato il Governo provvisorio. Devono le colonne insurrezionali muovere per Tiriolo o rimanere qui ad organizzare la rivoluzione? Tutto a meraviglia!””.
Il giorno dopo di buon ora il Generale risponde:
“A Sala. Il Dittatore Garibaldi al Prodittatore Giovanni Matina di risposta.
“Restate fermi ed organizzate la vostra rivoluzione. Non fa bisogno venirci all’incontro, sarò io tra voi. Dite al mondo che con i miei prodi calabresi feci abbassare le armi a diecimila soldati comandati dal generale Ghio. Il trofeo della resa fu dodici cannoni da campo, diecimila fucili, trecento cavalli, un numero poco meno di muli, ed immenso materiale da guerra. Trasmettete a Napoli ed ovunque la lieta notizia. Addio. Parto perRogliano”.
D’Agrifoglio 31 agosto 1860 ore otto antimeridiane”.
In quella circostanza il Sindaco di Sala, Michelarcangelo Bove, i Decurioni, gli impiegati ed il Giudice regio Gaetano Fusco, considerando legittima la nuova situazione politica, sottoscrissero gli atti di adesione, mentre si resta in ansiosa attesa fino alla conclusione degli incontri che si ebbero al Fortino presso Casalnuovo (oggi Casalbuono) nella taverna che ospitò Carlo Pisacane tre anni prima.
Il giorno 5 settembre Garibaldi lascia Casalnuovo ove aveva dormito, giungendo a Sala alle ore 11, accolto dal “Prodittatore Matina, che, andatogli incontro, venia con lui nella sua carrozza”. “Un avvenimento tutto democratico gli era approntato, colonne di armati, un popolo plaudente e due archi di trionfi erano all’entrata della città. Anche Stuart Forbes, Comandante della marina inglese al seguito dei garibaldini, passato il giorno prima per Sala ne ricorda l’atmosfera esultante: “Here, as usual, insurrection is in full swing. Triunphal arches, and every species of demonstration, are ready for Garibaldi””; su un arco era scritto:
“A l’Eroe d’Italia, Dittatore Generale Garibaldi, i popoli della Provincia di Salerno”.
Sull’altro:
“Dopo dodici secoli di dura schiavitù, l’Unità d’Italia proclamata, la gratitudine dei popoli al Generale Garibaldi”.
Stemmi di Savoia e bandiere tricolori infinite.
Il Generale con Giovanni Matina raggiunge il palazzo della Prodittatura, seguendo la strada d’accesso al paese, che ancora oggi porta il suo nome. Garibaldi, che è ricevuto dal Segretario della Prodittatura Antonio Alfieri d’Evandro, dal capitano Antonio Carrano e da tutta la Giunta Insurrezionale Centrale, “si affaccia al Palcone (!),della sede del Governo provvisorio per sentirne gli evviva, che poi, ringraziato il popolo plaudente, se n’è entrato”.
A Sala con decreto di suo pugno datato 5 settembre 1860, nomina Matina Governatore della Provincia di Salerno con poteri illimitati.
Giuseppe De Petrinis, nominato Maggiore delle Guardie Nazionali del Distretto di Sala,lo ospiterà nel suo palazzo, offrendogli un lauto pranzo.
Dopo aver ottenuto a Padula dal Caldarelli di far causa comune con l’esercito garibaldino, il Colonnello Türr da Sala comunica la notizia al Capo di Stato Maggiore che tremila soldati agli ordini del comandante borbonico in ritirata sono passati a Garibaldi.
Il Dittatore, dopo aver riposato per circa venti minuti, accetta il pranzo alle ore 2 p.m. Erano con Lui nel palazzo De Petrinis: Stefano Türr ed Enrico Cosenz; i colonnelli Gaspare Trecchi di Cremona ed il mazziniano Giuseppe Missori, che comandava le 22 Guide della cavalleria garibaldina; il capitano Pietro Stagnetti di Orvieto, i Prodittatori Giovanni Matina e Nicola Mignogna, il segretario della Prodittatura di Sala, Alfieri d’Evandro e quello della Prodittatura di Potenza, Pietro Lacava; il sacerdote Michele De Meo, Segretario della Giunta Centrale Insurrezionale; ed inoltre Agostino Bertani, Segretario generale della Dittatura. A servire l’eccezionale ospite fu l’intera Giunta Centrale. Si brindò all’Unità d’Italia.
Alle ore 15,30 i battaglioni di Sala si pongono in ordine per procedere verso Salerno.
Il sentimento di giubilo risollevava, forse, gli animi della popolazione, ancora abbattuti dalla paura e dalle conseguenze del terremoto del 1857, che nella notte tra il 16 e 17 dicembre determinò centinaia di lutti. Il Forbes, immettendosi nel Vallo di Diano, si rattrista per lo spettacolo di dolore che si sciorinava avanti ai suoi occhi: “Due ore ci portarono giù dagli speroni degli Appennini all’imbocco dell’incantevole Vallo di Diano – egli scrive – …. Noi correvamo sulla via di Sala a gran velocità….I Paesi sono sparsi sui lati delle montagne ed il bestiame appare trascinante lungo le rive del Negro (Tanagro), che attraversa la Valle, ricca di testimonianze classiche e antiche e, sono spiacente aggiungere, recenti rovine perché questo fu l’epicentro del terremoto del dicembre del 1857. Si deve immaginare che interi villaggi, specialmente sul lato orientale sono stati abbattuti come un pacco di carta, causando non solo rovine, ma la morte di migliaia”.
Stefano Canzio, Sergente della Compagnia dei 43 Carabinieri Genovesi, futuro genero di Garibaldi, fu colpito anch’egli da quello spettacolo dolente, mentre attraversava il Vallo di Diano: “Lungo la strada da Sala ad Auletta non si vedono che case distrutte dal terremoto del 16 dicembre 1857 – egli scrisse – Polla è interamente rovinata”.
Alle ore 16 Garibaldi riprende il viaggio in carrozza e si avvia verso Auletta, il tempo incalzava. Sulla via consolare era atteso da altra gente, scesa dalla collina e convenuta da Sant’Arsenio. Al bivio di Atena, lo ferma il canonico Pessolano, fervente sostenitore del nuovo, chiamandolo “Angelo di Dio”.
È evidente l’entusiasmo per la forza irresistibile dell’Eroe, perché il Generale portava con sé la speranza di rompere le catene del passato.
Sulla via consolare, al tripudio popolare, che aveva accompagnato l’Eroe in tutti i paesi del Vallo, si unisce quello della delegazione dei cittadini di Atena, guidati dal sindaco D’Alto e da Giuseppe Maria Pessolani, uno dei Mille.
Garibaldi riprende la marcia. attraversa il Borgo S. Pietro, oltrepassa Polla, il paese che diede ben 85 uomini al battaglione “Tanagro”, comandato dal capitano Francesco Galloppo. Superato il ponte Campestrino, il Generale giunge verso sera ad Auletta, scelta come quartiere generale, essendo in posizione strategica a mezza via tra il Fortino a sud verso Lagonegro e la Duchessa a nord presso Eboli. Ad Auletta trovò un paese umiliato dalle conseguenze del terremoto del ’57. L’accoglienza, però, fu festosa, facendo divertere lo sguardo da quello spettacolo dolente, reso ancora più appariscente dalle capanne costruite a rifugio fuori delle mura del paese.
Anche lì il Dittatore, “fu ricevuto dal popolo con applausi frenetici e bandiere tricolori nel cui fondo era stampato il ritratto del Garibaldi vestito da colonnello dell’esercito Piemontese. In casa Mari avvennero i ricevimenti delle rappresentanze dei comitati rivoluzionari in una ressa indescrivibile”.
Ad Auletta Garibaldi fu accolto dalla Giunta insurrezionale rappresentata da don Antonio Guerra, don Francesco Caggiano, don Giuseppe Mari, Vittorio Muccioli, Luigi Laurenti e Filippo Carusi. Gerardo Maffutiis, ricordando l’evento, scrive: ” L’entusiasmo del popolo, lo accorrere di tutti, la spontanea illuminazione della via del percorso dalla già porta del fiume a casa Mari, dove alloggiò, non si descrivevano. Ma non si dimentica mai la fortuna toccataci di vederlo l’Eroe dei Due Mondi nell’apice della sua grandezza, biondo, roseo, calmo, sereno: era l’Apostolo delle Nazioni; era il genio di loro immortalità. Aveva la calamita negli occhi, il vulcano nella mente! La tranquillità del suo spirito, la nobiltà dell’animo suo, la certezza del trionfo della sua santa missione, erano scolpite nel suo viso!”
Il Capitano della Guardia Nazionale, che aveva già messo a disposizione la sua casa come sede del Quartier Generale delle forze insurrezionali del colonnello Fabrizi, quella sera ha l’onore di ospitare addirittura il Generale Giuseppe Garibaldi in persona e gli uomini che gli fanno corona.
Il dì seguente partì per Salerno.
Nel 1907, a cent’anni dalla nascita di Garibaldi, la Società Operaia “Torquato Tasso” di Sala si ricorderà del fausto passaggio, incidendo sul marmo le seguenti parole:”Il ricordo di Garibaldi / non sia eco d’incoscienti tripudii / ma esempio ma sprone / a destini piu (!) alti e completi / Commemorazione centenaria 1907″.
Essa continuerà nel solco della tradizione a mantenere viva la rimembranza del suo Presidente onorario anche nel secondo Novecento: nel 1982, infatti, organizzò una serie di conferenze nella vecchia sede di via Grammatico e nel 1986 un numero rilevante di Soci si recò a Caprera a visitare la tomba dell’Eroe, che il cinque settembre del 1860 concesse l’onore di una sosta nella cittadina salese.