Il Medioevo

Nel Duecento il Castello e la Civita di Sala dovevano aver già guadagnato una posizione di predominio, per la particolare posizione  strategica e per l’inaccessibilità dei luoghi.

Il paese si sviluppava tra il Vallone di Sant’Eustachio e quello di Valle Ombrosa, nella località denominata appunto Civita[1]. In epoca normanna sorsero probabilmente anche i casali di Sant’Angelo in Fonte, San Damiano, San Nicola e Santa Lucia.

Lungo il percorso dell’odierna via Silvio Pellico si avverte la dimensione dell’antico centro abitato che, racchiuso nella compatta cortina muraria, era attraversato da strade erte e strette; era possibile accedervi solo attraverso tre antiche porte, una delle quali era il cosiddetto Portello; si localizzava proprio in questo tratto di strada, nei pressi della chiesa di Santa Maria. Le altre due porte erano Porta Gagliarda, tra Santo Stefano e Sant’Eustachio e infine  Porta La Terra, vicino la casa dei Gatta all’imbocco della Terra(Tavola “Sala durante il dominio dei Normanni”). L’importanza di Sala cresce gradualmente: durante il regno svevo, infatti, intorno al 1230, Federico II dispone un restauro del suo castello[2], ai fini della difesa territoriale ordinando che la fortificazione venisse riparata e che ad essa concorressero Padula, Atena, Polla, Diano e i suoi Casali. Lo stesso sovrano, alcuni anni più tardi, nel 1246, a causa di una congiura ordita dai Sanseverino e da altri Baroni del Regno, cinge d’assedio Sala, espugnandovi la roccaforte e apportando una prima grave distruzione[3] (Figura 2).

Figura 2 – Il Castello e la cinta muraria.

Ripresasi durante l’epoca angioina e aragonese, Sala subisce un’altra distruzione nel 1497, allorquando,  sempre a causa dell’insubordinazione dei Sanseverino, suoi Signori feudali,  gli Aragonesi ne assediano il castello, distruggendolo definitivamente e arrecando pesanti danni all’insediamento, agli edifici pubblici e privati, distruggendo deliberatamente la documentazione e ogni altra testimonianza monumentale della famiglia baronale ribelle [4]

Veduta della vallata, dalla Civita.

Il trecento era stato un secolo tra i più tristi per Sala Consilina, perché, a cominciare dal 1318, la popolazione fu decimata da innumerevoli pestilenze[5], tutti i villaggi ad esclusione di S. Damiano, si spopolarono soprattutto con la peste del 1348.

Pregevole espressione di  architettura medievale è sicuramente la chiesa di S. Leone, la cui fondazione risale verosimilmente al XII secolo, sorgendo probabilmente sulle rovine di un precedente tempio pagano (Figura 4).

 Figura 4 – Chiesa di San Leone IX.

Altra antica chiesa parrocchiale, di cui si hanno notizie a partire dal 1300, è quella di San Nicola, posta in Piazza Umberto I. L’edificio è di piccole dimensioni e di semplice struttura, con una modesta navata, sul lato destro della quale se ne affianca un’altra minore, separata da strutture ad archi (Figura 5).

Figura 5 – Chiesa di S. Nicola

Sempre nell’odierna Piazza Umberto I al lato della chiesa di San Nicola sorgeva anche la chiesa della SS. Annunziata, fondata dall’Università Cittadina intorno al 1330 come ospedale per gli infermi e per i pellegrini, affidato all’Ordine dei Cruciferi, i quali l’abbandonarono nel 1653. La struttura edilizia, che ha subito nel tempo vari rimaneggiamenti, presenta sul prospetto un piccolo rosone che potrebbe appartenere alla fabbrica trecentesca (Figura 6).

Figura 6 – Chiesa della SS. Annunziata

Altra splendida chiesa del XII secolo è quella di S. Stefano, originariamente era costituita da una cappellina tuttora esistente sul lato sinistro ed inglobata nella costruzione successiva. La chiesa presenta una pianta longitudinale con una navata centrale, affiancata da quattro cappelle pregevolmente decorate. Il prospetto frontale è di ispirazione romanica come era prima che subisse vari rifacimenti che ne avevano alterato la simmetria (Figura 7).

Figura 7 – Chiesa di S. Stefano

Un’autorevole notizia, tramandata dall’erudito giureconsulto Domenico Alfeno Vairo (sec. XVIII) assegna la fondazione della chiesa di S. Eustachio al 1130, in età normanna. Di quell’epoca non ci è pervenuto nulla a causa di rifacimenti effettuati nel XVIII secolo.

Di quel periodo è anche la cappella di S. Sofia, posta all’incrocio con via fratelli Bandiera, diventata in epoca moderna di patronato gentilizio. La stessa fondazione della chiesa di S. Pietro può essere fatta risalire al XIV secolo, ma probabilmente anche a tempi più remoti.

Nel punto più alto dell’abitato si presenta il palazzo Tieri con una caratteristica torre quadrata con merlatura. L’edificio si trova visibilmente edificato su preesistenti strutture edilizie, in origine forse destinate a cinta muraria. La posizione eminente su tutto l’abitato e l’aspetto di struttura fortificata inducono a riconoscere al palazzo un’importanza che, molti secoli addietro, esso potè avere nell’intero contesto cittadino (Figura 8).

Figura 8 – Palazzo Tieri

Nella Civita del paese sorgeva il palazzo della famiglia Bove, che era già attestata col censimento aragonese del 1489. Si evidenzia in particolare di quell’epoca la corte interna e la caratteristica torre semicilindrica che si pone a guardia del suo ingresso, proponendolo come esempio ragguardevole di struttura edilizia fortificata (Figura 9).

Figura 9 – Torrino del Palazzo Bove

Alla fine del XV secolo il paese presentava sugli spalti rocciosi il nucleo del Castello, che in varie ed alterne vicende occupò tutto l’acrocoro di quell’altopiano roccioso; sotto di esso sorsero le abitazioni dei feudatari e dei signorotti locali, con chiese e cappelle gentilizie.

Nel centro storico si può leggere oggi l’antico insediamento urbanistico, sorto in epoche in cui non erano codificate norme e tecniche architettoniche. Esso risultava sviluppato con alternanza di orti a secco, abitazioni, vie, abitazioni, in modo che ogni costruzione godeva di un unico ed impareggiabile panorama che gli permetteva di “dominare” dall’alto i suoi possedimenti (TAV. “Sala alla fine del XV secolo”).

All’esterno delle mura  nel casale di Sant’Angelo nel XIV secolo si sviluppò ad opera della famiglia Valenzano un convento di suore  di San Bernardo (Figura 10).

Figura 10 – Ruderi del Convento di S. Angelo


[Nota 1] Toponimo d’origine latina, indicante in genere il nucleo originario di insediamento, la sua parte più antica.

[Nota 2]E. Sthamer, Dokumente zur Geschichte der Kasellbauten Kaiser Friederichs II und Karls I von Anjou, Leipzing, Hiersemann, 1912, p. 109

[Nota 3]Cfr. G. Volpi, Cronologia de’ Vescovi Pestani, Napoli 1752, p.25

[Nota 4] Sotto i Normanni il castello di Sala fu infeudato ai Guarna, conti di Marsico. Nel 1236 il feudo passò a Guglielmo Sanseverino, che sposò Isabella Guarna. I Sanseverino tennero a lungo il dominio su Sala. Il castello, dopo aver resistito all’assedio di federico II durante la congiura di Capaccio (1246), fu espugnato e quasi distrutto: fu poi ricostruito, prima della morte dell’imperatore svevo, col concorso dei paesi vicini.

Con l’avvento di carlo d’angiò, a Ruggiero Sanseverino, che lo aveva servito, fu restituito lo Stato feudale di Marsico con sala. Durante la guerra del Vespro, per la fedeltà dimostrata da Tommaso Sanseverino, Sala fu esentata nel 1295 e nel 1300, con gli altri paesi del feudo, dal pagamento delle tasse. Dei quattro casali di Sala, due, San Damiano e Sant’Angelo, vennero dati alla famiglia Valenzano in cambio di uno sparviero annuo. Tranne San Damiano, gli altri villaggi si spopolarono con la peste del 1348.

Nel 1488 la curia di Ferrante d’Aragona ne vendette la proprietà di Sant’Angelo con tutte le sue pertinenze all’Università di Sala. In seguito alla Congiura dei Baroni del 1485, Antonello Sanseverino perdette le sue terre e, con esse, Sala, tuttavia le riottenne con l’aiuto del re francese Carlo VIII. Nel 1497 il castello fu nuovamente assediato, conquistato, secondo la tradizione popolare, per il tradimento di Giovanni Bigotti, e completamente distrutto. Per tre anni Sala fu concessa dal re Cesare d’Aragona.

[Nota 5] A. Sacco, La certosa di Padula,vol. I, p. 171 e p. 209

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